Domande

PERDONARE, COME?

Il tema del perdono.Come si fa a perdonare?Il perdono non è una forma di sottomissione del debole nei confronti del forte??

Gentile Signore,

in nessun senso e in nessun caso il perdono può essere definito come una forma di sottomissione del debole verso il forte. Perdonare significa invece ristabilire una relazione precedentemente interrotta a causa di un male fatto.

1. Quando è Dio a perdonare, egli mostra col perdono non la sua debolezza, bensì la forza del proprio amore verso la creatura umana. Il profeta Isaia lancia un appello accorato a quanti sono assetati della Parola di Dio, esortandoli ad abbandonare la via della malvagità per tornare a quel Dio "che è generoso nel perdonare" (55,1-7). Questa generosità del Padre nel donare il perdono ai ravveduti non è certo segno della sua debolezza, ma piuttosto della forza del dono del suo amore misericordioso.

Richiamare qui la misericordia di Dio non è affatto retorica. Qui per misericordia non si intende un sentimento più o meno intenso, ma significa propriamente lo "spaccarsi del cuore" disposto al perdono per amore. Questo "spaccarsi del cuore" di Dio a favore dell'essere umano lo si osserva in maniera evidente in Gesù. Il Vangelo dice infatti che Dio ci ha perdonati "in Cristo" (Efesini 4,32), che in Cristo vengono perdonati "tutti i peccati" (Colossesi 2,13) e che addirittura Gesù è morto per noi tutti non quando eravamo brave persone, ma quando eravamo "ancora peccatori" (Romani 5,6-8). Cristo Gesù manifesta in modo estremamente reale in che modo il cuore di Dio si spacca nella sofferenza per indurre anche il peccatore più incallito a ripensare la propria condizione, il proprio fallimento, per giungere in qualche modo a quel cambiamento di mentalità che il Vangelo chiama conversione, e quindi al perdono.

è proprio vero che perdonare non è facile, neppure per il Signore!

2. Quando a perdonare è l'uomo, questi non fa che imitare Dio nell'atto del perdonare. Anche in questo il credente deve essere buon imitatore del Padre (Efesini 5,1).

La cosiddetta preghiera del "Padre nostro" viene commentata da Matteo con queste parole: "Se voi perdonate agli uomini i loro falli, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà i vostri falli (Matteo 6,14-15). Perciò alla domanda "come si fa a perdonare?" la risposta corretta è "imitando Dio che perdona noi". Occorre tener ben presente l'insegnamento di Gesù in proposito:
 
Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello». (Matteo 18,21 ss.).

è noto che perdonate fino a settanta volte sette significa perdonare sempre. Il resto del testo è così evidente da dover semplicemente essere attuato per essere compreso appieno. Luca chiarisce un punto delicato: che accade se il debitore di cento denari invece di supplicare e chiedere una dilazione, alza la voce e avanza pretese?

Ispirato da Dio, Luca scrive: "Se il tuo fratello si pente, perdonagli. E se ha peccato contro di te sette volte al giorno, e sette volte torna a te e ti dice: Mi pento, perdonagli" (Luca 17,3-4). E se quello non si pente? E se io pecco sette volte al giorno contro di te e mai vengo a chiederti perdono? a mostrarti il mio pentimento sincero? Accade che il ristabilimento della relazione interrotta dal male compiuto non è possibile. Ed è giusto che sia così, perché il pentimento sincero e fruttuoso è il prerequisito essenziale per l'atto del perdono. Chi non si pente dileggia la misericordia del fratello offeso, mostra di non tenere in nessun conto il perdono dell'altro. Il perdono scaturisce dalla potenza dell'amore (altro che debolezza). Ma chi non si ravvede disprezza l'amore. Perciò non può essere perdonato.

Il criterio del perdono necessariamente connesso al pentimento profondo, operoso, vale sia nei confronti del Padre che nei confronti del prossimo. Si notino le parole di fuoco rivolte da Gesù alle città che non si erano ravvedute dinanzi alla sua predicazione e ai suoi segni:
 

Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!». (Matteo 11,20 ss.).

Occorre infine ricordare sempre che ciascuno è soggetto ad errori e peccati, a giudizi infondati e spesso frutto di apparenza, a valutazioni sbagliate; il peccato che oggi rimprovero all'altro, domani posso compierlo io stesso. Per questo il Vangelo ricorda di essere pronti a perdonarsi a vicenda (Efesini 4,32), come Dio ci ha perdonati. Perdonare per la forza dell'amore. Perdono come risposta al pentimento dell'altro.

Restiamo a Sua disposizione per continuare un colloquio sul perdono e per imparare da Gesù a perdonarci gli uni gli altri.

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