Atti degli Apostoli cap. 1 - Attesa e preparazione
Il primo capitolo riprende la narrazione dal Vangelo di Luca: a Teofilo viene narrata la nascita della prima comunità, di origine prettamente ebraica, a Gerusalemme nel giorno di Pentecoste (vd. Scheda n. 2). In questa fase di attesa e di preparazione, il Cristo appare diverse volte agli apostoli, li ammaestra, li incoraggia a fidarsi e a confidare in Lui.
Nel testo si nota il progressivo e netto cambiamento degli apostoli sotto la guida dello Spirito del Risorto. Spesso nei Vangeli li vediamo superficiali, increduli, confusi; ora essi cambiano, divengono forti, responsabili, consapevoli, fiduciosi nel Signore e testimoni della vita promessa da Dio ad ogni persona. Se si pensa alla delusione cocente provata dai discepoli (ricordiamo i due di Emmaus!), non si può non notare che una simile, profonda trasformazione nell’animo e nella mente dei discepoli fu davvero prodotta dall’aver visto il Risorto, dai ragionamenti fatti con Lui e dalla certezza della Sua vita nello Spirito.
Cristo Gesù vive, è presente in mezzo ai discepoli Suoi.
Sintesi del capitolo
Ultimi giorni di Gesù con gli Apostoli (vv. 1-8)
Gesù resta con i discepoli per un certo periodo: vd. pure 1 Cor. 15, 5; Giov. 21, 1.
Ricorda loro la promessa del Padre: lo Spirito di Dio, il Consolatore che guida in tutta la Verità (Giovanni 14, 16; 16, 13). Tale azione è unica nel suo genere e irripetibile: non vi è bisogno di successori che completino la rivelazione divina.
Gli Apostoli sembrano ancora ignari delle realtà spirituali riguardanti il regno di Dio (v. 7).
Gli Apostoli, i soli testimoni oculari del Cristo: a Gerusalemme (capitoli 1-7); in Giudea e Samaria (capitoli 8-12); e in tutto il mondo (capitoli 13-28; cfr. anche Colossesi 1, 6).
Ascensione di Gesù (vv. 9-14)
Gli angeli ne promettono il ritorno: speranza concreta del credente.
Gli Apostoli a Gerusalemme, secondo l’ordine del Cristo, attendono la realizzazione della promessa di Gesù.
n La famiglia di Gesù:
a) in questa sezione Maria viene nominata per l’ultima volta nel N.T.
b) registriamo la conversione dei fratelli di Gesù (cfr. Giovanni 7): da increduli diventano servitori di Dio.Uno di loro, Giacomo, sarà membro stimato e influente della chiesa di Gerusalemme (cfr. Atti 15, 13; Gal. 1, 19), e sarà il probabile autore della epistola omonima.
Mattia sostituisce Giuda (vv. 15-26):
Pietro si appella all’autorità autorevole delle Scritture (Salmo 69, 25 e 109, 8) prima di passare all’elezione del discepolo che sostituirà Giuda: «Bisognava che s’adempisse la profezia della Scrittura pronunziata dallo Spirito Santo».
Condizioni del vero apostolo: essere un testimone oculare dei fatti relativi alla vita di Cristo Gesù, dal suo battesimo alla resurrezione. Non ci si può dichiarare successori degli apostoli senza attenersi a questa condizione essenziale.
Mattia viene scelto: si ricompone il numero «dodici». Come l’antico Israele venne originato dai dodici figli di Giacobbe, così la chiesa, nuovo Israele, è fondata sugli apostoli (Efesini 2, 19 ss.).
Il numero, che simbolicamente indica la compiutezza dell’opera del Signore, torna sotto altre espressioni numeriche nel testo dell’Apocalisse (12, 144, ecc.).
Quando Pietro cita la legge dicendo: «(…) l’ufficio suo lo prenda un altro» (Salmo 69, 25; 109, 8) mostra il grande rispetto che si aveva per il testo biblico. Interpreta quel passo e lo applica correttamente a Giuda, che verrà sostituito da Mattia. Ma si tratta di un evento unico nel suo genere e irripetibile; infatti, quando più tardi Giacomo, fratello di Giovanni, verrà ucciso, nessuno penserà a un sostituto, il suo posto non verrà preso da un altro (Atti 12, 1-2).
Osservazioni
«Tirare a sorte» (v. 26) dal greco kleróo (scegliere; kléros lett. eredità, sorte, qualcuno affidato alla cura altrui, cfr. 1 Pietro 5, 3). Il cattolicesimo purtroppo ha mutato il significato del termine creando tra i credenti la indebita distinzione clero/laici del tutto assente nel N.T. Il “clero”, nel linguaggio biblico, è l’insieme dei cristiani, non una casta ecclesiastica.
Dinanzi alle caste e al potere religioso del suo tempo, Gesù aveva raccomandato ai suoi discepoli: «Voi siete tutti fratelli» (Matteo 23, 8).
Per decisioni importanti o difficili gli ebrei tiravano talvolta a sorte, intendendo così lasciare a Dio l’ultima scelta (cfr. Levitico 16, 8; Numeri 26, 55; 1 Samuele 10, 20 e 14, 42; Salmo 16, 5; Proverbi 16, 33). Si tratta, come detto sopra, di una prassi unica nel suo genere, qui applicata a un evento irripetibile.
Esortazioni
Gesù vive, anzi è il Vivente. Egli non continua a restare affisso ad una croce, morto e muto. Di qui sorge una consolazione umile per il credente; una consolazione non consolatoria, ma che muove piuttosto alla testimonianza umile, non all’autoglorificazione; al servizio umile, non al piacere di essere serviti; all’amore fattivo verso il prossimo, non ad un compiacimento per la propria salvezza; alla considerazione verso gli ultimi, non alla ricerca dei «primi posti nei conviti»!
Non al crocifisso dobbiamo guardare, bensì al Risorto! Soltanto così si può contemplare una visione della storia – e della propria vita – opposta ed estranea a quella dei vincitori e dei potenti di ogni tempo e luogo. Solo così si può comprendere l’espressione, altrimenti assurda: «Beati i mansueti, perché essi erediteranno la terra… Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli» (Matteo 5, 1-12).
Cristo Gesù regna oggi nel cuore di coloro che si avvicinano a Lui (Colossesi 1, 13).
Approfondimenti
n Quali erano le aspettative giudaiche relative al regno di Dio? Che cosa avevano annunciato i profeti riguardo al regno?
n L'ascensione al Cielo: il viaggio interplanetario di un uomo spinto da razzi supersonici o Gesù che assume in sé la Vita stessa di Dio?
n Ricerca sulla famiglia di Gesù.
n L’autorità apostolica espressa nel N.T. è ancora fondante per attuare la volontà di Dio? Come considerare le rivelazioni moderne? Vicari e successori hanno una funzione oggi?
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