Riflessioni

Sto con la moglie di mio padre

Sto con la moglie di mio padre Il Signore disse ancora a Mosè: Parla agli Israeliti e riferisci loro. Io sono il Signore, vostro Dio. Non farete come si fa nel paese d’Egitto dove avete abitato, né farete come si fa nel paese di Canaan dove io vi conduco, né imiterete i loro costumi. Metterete in pratica le mie prescrizioni e osserverete le mie leggi, seguendole. Io sono il Signore, vostro Dio. Osserverete dunque le mie leggi e le mie prescrizioni, mediante le quali, chiunque le metterà in pratica, vivrà. Io sono il Signore. Nessuno si accosterà a una sua consanguinea, per avere rapporti con lei. Io sono il Signore. Non recherai oltraggio a tuo padre avendo rapporti con tua madre: è tua madre; non scoprirai la sua nudità. Non scoprirai la nudità della tua matrigna; è la nudità di tuo padre. (…) Osserverete dunque i miei ordini e non imiterete nessuno di quei costumi abominevoli che sono stati praticati prima di voi, né vi contaminerete con essi. Io sono il Signore, il Dio vostro (Levitico 18 – scoprire la nudità: eufemismo per rapporti sessuali). Ho sulla scrivania tre testi sul medesimo soggetto, la sessualità: W. G. Cole, Sex and Love in the Bible (trad. it. Sesso e amore nella Bibbia, Milano, 1967); J. Evola, Metafisica del sesso (Roma, 2009); F. Antonini, Il mito del sesso e altri saggi (Roma, 1983). Sono testi molto diversi fra loro, ma concordano sull’importanza estrema che la sessualità riveste, da sempre, nel corso di tutta l’esistenza dell’uomo, creato con la dote della sessualità “maschile e femminile” (Gen 1,27). Dote che in sé appartiene alla sfera di ciò che è “molto buono” (1,31). Purtroppo la corruzione di questa “bontà” entrò molto presto nel comportamento degli uomini. Il trascorrere del tempo e il mutare dei costumi sessuali non sembra aver cambiato di molto la situazione. La comunità dei cristiani corinzi, seguendo i costumi corrotti di quel luogo e tempo, tollererà, almeno per un certo periodo, la presenza di un credente che “si tiene la moglie di suo padre” (1 Cor 5,1). La riprensione di Paolo sarà netta, durissima (1 Cor 5,3-5.11-12) e trae spunto dal fatto che, scrive l’apostolo, “fra voi c’è una fornicazione tale che non si trova neppure fra i Gentili”. Con un confronto morale che vede persino i gentili del tempo mostrarsi superiori in certi comportamenti, Paolo vuole indurre i cristiani di Corinto a vergognarsi della loro immoralità che li disonora come “fratelli” in Cristo (5,7-11). Non è escluso che nella sua tirata, il rabbino Paolo tenesse presente il codice morale delineato in Lev 18. La sessualità, dono buono di Dio, può essere purtroppo corrotta. Il male ha il potere di trascinare in basso con sé anche ciò che è bene. Ed ecco che la legge mosaica era intervenuta per cercare di regolare relazioni sessuali corrotte. La citazione di Lev 18 in apertura è un breve brano del codice morale presentato in quel capitolo (v. anche Lev 20). “Nel tardo periodo della storia egiziana, il matrimonio tra fratelli e sorelle era assai comune e forse lo era anche nella storia più antica. In Canaan poi vi era una delle religioni più immorali e dissolute, con riti orgiastici e raffinata lascivia, che ci siano note tra i popoli del Vicino Oriente” (La Bibbia Concordata I, n. a Lev 18,3 ss, a.c. F. Salvoni). Uno dei casi contemplati nel codice morale mosaico era proprio quello di chi “scoprisse la nudità della moglie di suo padre” (Lev 18,8). Ma si fa anche il caso di chi ha rapporti con la figlia del padre (o della madre), o con la zia, o con “la nuora: lei è la moglie di tuo figlio, non scoprire la sua nudità”. Quella sessuale è indubbiamente una “potenza” magica (Evola, Antonini), che può diventare estremamente attraente, dirigendosi anche verso persone inaspettate. Accade che in viaggio di nozze il fratello dello sposo s’invaghisca della cognata o che, appunto, un uomo ricerchi la moglie del padre. I legami di parentela possono essere moralmente buoni o anche moralmente pessimi, proprio come tutte le cose di questa povera vita. Quando sono pessimi occorre una medicina potente per curarli. Anche l’Evangelo è chiamato “potenza di Dio” (Rom 1,16). Il credente onesto, soprattutto se avanti nell’età e quindi dotato di esperienza, deve continuamente pregare e ricordare chi è il cuore dell’Evangelo: Cristo, “la nostra pasqua immolata” (1 Cor 5,7). Ecco perché occorre essere onesti con se stessi davanti al Signore, cui si renderà conto. Occorre entrare nel segreto del proprio cuore e chiedere a Dio il discernimento per riconoscere sentimenti e desideri cattivi, supplicare la Bontà di Dio che guarisca tendenze malvage, induca a ravvedimento. Ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio. Solo lui può immettere ciò che è “buono” anche in una mente malata di desideri impossibili, indotti talvolta dalla donna che pone trappole sessuali all’uomo, sia giovane sia meno giovane (Proverbi). Altre volte è l’uomo che insidia la donna sino alla violenza (Amnon e Tamar, 2 Sam 13). Le esigenze della sessualità debbono far considerare bene che marito e moglie non devono privarsi l’uno dell’altra, se non di comune accordo, per breve tempo, per uno scopo preciso, e poi “tornare assieme” per evitare tentazioni (1 Cor 7,5). Occorre essere davvero onesti con noi stessi e con gli altri, ricercare occasioni per confessare anche peccati difficili da confessare gli uni agli altri e ottenere guarigione spirituale (Gc 5,16). Solo così si può fermare la proliferazione di desideri immorali, si può ristabilire l’equilibrio spirituale nella mente rinnovata da Dio, si può ritrovare l’onore perduto; e ritrovarlo non solo dinanzi agli uomini ma prima di tutto agli occhi di quel Dio che ci conosce dentro. © Riproduzione riservata – R. T., 2014

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