Riflessioni

RIVOLUZIONE DI ANDREA

La rivoluzione di Andrea Mentre navi e gommoni carichi di poveri, deboli, profughi, traumatizzati cercano approdo… Andrea menzionato nel titolo è Camilleri, classe 1925, siciliano di Porto Empedocle, romano di adozione. Notissimo nel mondo per aver inventato le storie del commissario Montalbano, egli ha però più volte dichiarato di essere affezionato soprattutto ai suoi romanzi storici, perché gli sono costati ricerca e fatica, e perché gli danno maggiore soddisfazione. Esattamente cinque anni fa, 2013, pubblicò per Sellerio il romanzo storico “La rivoluzione della luna”. È un testo di 270 pagine che tutti dovrebbero leggere e meditare. Siccome la Storia può essere maestra di vita, leggendo e riflettendo sulle cose accadute nella Sicilia del 1677 (momento storico in cui il romanzo è ambientato) si può leggere e riflettere su tante cose che stanno capitando in questi giorni. Anche se in forme diverse, infatti, la Storia tende a ripetersi ciclicamente (Vico). Perciò conoscendo bene il passato si può capire e affrontare meglio il presente, SENZA FARSI SCIPPARE IL CERVELLO dalla propaganda, ma valutando con criterio giusto parole, fatti, comportamenti. Ecco dunque in estrema sintesi la vicenda storica narrata da Camilleri. Nel 1677 muore a Palermo il Viceré di Spagna don Angel di Guzman. Egli aveva lasciato scritto nel suo testamento che voleva come successore la propria vedova, donna Eleonora di Mora. “Il Sacro Regio Consiglio dovette inchinarsi alla volontà testamentaria e donna Eleonora divenne Viceré, unica donna al mondo in quell’epoca ad assurgere ad un così alto incarico politico e amministrativo”. Alcuni documenti tacciono il fatto che tra la morte di don Angel e l’arrivo del suo successore (un cardinale), la Sicilia viene governata da una donna, sia pure per soli 27 giorni, cioè appunto la “rivoluzione della luna” attorno alla terra. Donna Eleonora verrà destituita, grazie al vescovo di Palermo, perché come “fimmina” è “impossibilitata ad assumere l’autorità di Legato nato del Papa, titolo indivisibile da quello di Viceré”. I documenti storici provano che Eleonora fu donna straordinaria “che seppe meritarsi ampio rispetto per tutto quello che fece nel suo brevissimo periodo di governo della Sicilia”. Con lei infatti andarono a braccetto “biddrizza e ‘ntelligenza”; la sua bellezza, cioè, si armonizzava molto bene con la sua saggezza di governo. A quel tempo “non era cosa concepibili che ‘na fimmina potissi mittirisi a governari la Sicilia”, paese di grande corruzione dove “tutto si vende per denaro, comprese le vite e i beni del povero, le proprietà del Re e persino la Giustizia”, dove ci sono “criminalità e disordini”. Ma il pesce puzza dalla testa. E che cosa fa donna Eleonora? Dimostra anzitutto che tutti e sei i Consiglieri, membri del Sacro Regio Consiglio, sono corrotti e criminali (incluso il vescovo). Li sostituisce quindi con personalità di alta moralità e rettitudine ed emana poche leggi ma giuste. A quei padri di famiglia che avevano almeno otto figli toglie l’obbligo di pesanti gabelle e tasse. Abbassa il prezzo del pane a “binificio delle famiglie numirose e le centinaia e centinaia di povirazzi ai quali la limosina non abbastava per accattarisi il pani”. Istituisce delle guardie che debbono “sorvigliari che i fornari applicavano il prezzo ridotto”. Crea poi il Magistrato del Commercio che riuniva le settantadue maestranze palermitane e istituisce dei Conservatori per la protezione di giovani ragazze sole al mondo e di anziane prostitute. Si consideri che solo trent’anni prima, nel 1647, “la siccità e lo spaventoso aumento delle tassi avivano provocato la sanguinosa rivolta di Palermo”. Donna Eleonora dimostra quindi grande saggezza nel governare. Ci si può chiedere da dove traesse donna Eleonora tanta sapienza politica ed economica. Ebbene le sue illuminate decisioni sono frutto di convinzioni elementari come questa: “Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza… sempre mi sono impegnata a rispettare tutti gli uomini, naturalmente quanti sono degni d’essere chiamati in questo modo, perché in essi si riflette la immagine stessa di Dio. Perciò se non si soccorre colui che soffre, colui che subisce ingiustizia, colui che muore di fame, colui che è più debole, e le donne sono sempre le più deboli, non si commette solo un peccato di omissione, ma il peccato molto più grave di bestemmia” (in spagnolo nel testo del romanzo). L’ultimo giorno della “rivoluzione della luna”, quando donna Eleonora sta per andarsene, accade che: “A picca a picca, nello spiazzo davanti al Palazzo, accominzaro ad arrivari a taci e maci mindicanti, genti coi vestiti pirtusa pirtusa che cadivano a pezzi, genti struppiata alla quali ammancava un vrazzo o ‘na gamma, ciechi, stroppi, malatizzi, sbinturati di nascita, curti di menti… ognuno aviva ‘n mano un pezzo di pani che s’era potuto accattari pirchì ora il pani costava picca e loro ci potivano arrivari. E se l’erano venuto a mangiari ‘n silenzio, per ringrazio, davanti a donna Eleonora”. L’immagine rappresentata da Camilleri non è solo molto potente per bellezza, ma è anche aderente al testo dell’evangelo: somiglia infatti al banchetto al quale Gesù stesso ha più volte partecipato e che egli anticipa ci sarà nel suo regno: un BANCHETTO DI GRATITUDINE. Al cuore della Parola di Dio ci sono proprio le persone sopra menzionate. Donna Eleonora ha applicato una vecchia verità “ama gli altri come te stesso”, ecco l’essenziale. Attuandola si troverà subito come comportarsi. È una vecchia verità, ripetuta e letta un milione di volte, eppure non ha attecchito. Che siano proprio queste le verità semplici che un po’ tutti, per egoismo e per dar retta a una PROPAGANDA VERGOGNOSA abbiamo dimenticato? © Riproduzione riservata Roberto Tondelli – 10 2018

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