Riflessioni

FONDATA SUL LAVORO

“Fondata sul lavoro” Le pietre scolpite del Castello Eurialo raccontano la fatica di tanti uomini G. Zagrebeslky Aeroporto di Catania, Sala d’imbarco. Un negozio di generi alimentari, stand dei dolciumi, espone questo cartello “Non di solo pane vivrà l''uomo...”. Chiaro invito ad acquistare i dolci esposti. Colpisce la citazione di solo mezza frase di Gesù. Citare la frase di un altro a metà equivale quasi sempre a mentire o a fargli dire una sciocchezza. Infatti, l''altra metà suona così “...ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Pur di creare uno slogan, si è dimenticata la parte positiva e più significativa dell''intera frase: la persona umana vive letteralmente delle “parole di Dio”. Frase che Gesù, affamato per un lungo digiuno, riprende dal libro del Deuteronomio (8,3) per rispondere al suo avversario che lo tenta con la trasformazione di pietre in pani (Matteo, 4). Nella cultura mediterranea PANE, vino, olio sono sempre stati associati a LAVORO. Sono anzi frutto di lavoro. Mi sembra dunque volgare associare “mezza” frase di Gesù alla vendita di qualche genere alimentare. Pane e lavoro, anzi “LAVORO E PANE”, deve essere stato il grido lanciato dalle masse appartenenti a numerose generazioni che si sono succedute nei secoli, spesso inascoltate, prima che il CULTO DELLA TECNOLOGIA illudesse le folle moderne che si possa fare a meno di “lavoro, pane e parole di Dio”. Al contrario, la verità antica – non mezze frasi o mezze verità – dice che è “il lavoro” che produce “il pane”. L''operosità della persona umana serve al sostentamento suo e di altri. Poi, verità sublime, la forza (spirito) per lavorare viene da Dio che “parla” alla persona umana, la incoraggia, la rafforza, la sospinge. Dio infatti “dà a tutti la vita il fiato e ogni cosa” (Atti, 17). Gustavo Zagrebelsky, giurista italiano, giudice costituzionale (1995-2004), presidente della Corte costituzionale (2004), scrive: “Unico tra i diritti, il DIRITTO AL LAVORO è esplicitamente enunciato tra i principî fondamentali della Costituzione. La politica deve essere condizionata al lavoro e non il lavoro alla politica. È bene ribadirlo, oggi, mentre è in corso il rovesciamento di questo rapporto”. Il primo articolo della Costituzione recita: «L''Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro». A questo ha condotto l''ascesa del mondo del lavoro alla vita politica e l''accesso alle istituzioni. In una parola, c''è stata la diffusione della democrazia, sia nella sua dimensione politica che in quella sociale. Il riconoscimento del lavoro come fondamento della res publica, cioè della cosa (o casa) comune, significa compimento di un processo storico d''inclusione nella piena cittadinanza. L''articolo 3 della Costituzione è uno svolgimento dell''articolo 1 e dice: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l''uguaglianza dei cittadini, impediscono [...] la effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all''organizzazione politica, economica e sociale del Paese». È bene tenerlo a mente, nel momento in cui azioni diverse compromettono il significato costituzionale del lavoro, e al tempo stesso, la dignità del lavoratore (citazioni e concetti tratti da G. Zagrebelsky, Fondata sul lavoro. La solitudine dell’articolo 1, 2013). È perfettamente logico che queste idee siano in armonia con princìpi e criteri che si trovano già nell''Evangelo o Nuovo Testamento. Ne presento qualcuno sinteticamente. Paolo apostolo scrive: “Se uno non provvede ai suoi, e in primo luogo a quelli della sua famiglia, ha rinnegato la fede, ed è peggiore di chi non crede” (1 Timoteo, 5). Si provvede alla famiglia con il lavoro. Negare la fede non vuol dire solo dirsi “atei”, ma significa essere sfaticati. Ancora, si legge: “Quanto all''amore fraterno non avete bisogno che io ve ne scriva, giacché voi stessi avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri, e veramente lo fate verso tutti i fratelli che sono nell''intera Macedonia. Ma vi esortiamo, fratelli, ad abbondare in questo sempre di più, e a cercare di vivere in pace, di fare i fatti vostri e di LAVORARE CON LE VOSTRE MANI, come vi abbiamo ordinato di fare, affinché camminiate DIGNITOSAMENTE verso quelli di fuori e NON ABBIATE BISOGNO di nessuno (1 Tessalonicesi, 4). Ai credenti di Tessalonica (Salonicco) che si erano lasciati un po'' andare, il Signore consiglia il lavoro dignitoso “con le loro mani”, senza aver bisogno di nessuno. Tutto, anche il lavoro, si attua alla luce dell’amore fraterno “imparato da Dio”. Sì, anche il lavoro, per essere ben fatto, ha bisogno di amore. E l''amore, come la fede fiduciosa, si impara da Dio. Guardo le pietre scolpite del Castello Eurialo, appena fuori Siracusa, e penso a quanto lavoro quel re dette ai sudditi (certo mal pagati?). Oggi è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono la effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all''organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Per far questo, forse occorre ritrovare e attuare anche i princìpi e i criteri insegnati da Gesù. © Riproduzione riservata Roberto Tondelli – 03 2019

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