Riflessioni

DOLCI PIZZINI

Dolci pizzini camilleriani Frasi di A. Camilleri (Il Giornale di Sicilia 18/07/2019) Tra siciliani, un vero amico non deve chiedere all’altro una qualche cosa, perché non c’è bisogno, in quanto sarà preceduto dall’offerta dell’amico, che ha intuito la domanda che sarebbe arrivata. Fatevi condizionare il meno possibile da una società che finge di darci il massimo della libertà. Un autentico cretino, difficile a trovarsi in questi tempi in cui i cretini si camuffano da intelligenti. Era tradizioni ’n Sicilia che ogni delitto di mafia vinissi, in primisi, fatto passari come originato da ’na quistioni di corna Non bisogna mai avere paura dell’altro perché tu rispetto all’altro sei l’altro. Le varie testate giornalistiche si sono date da fare per omaggiare l’opera letteraria e la persona di Andrea Camilleri, un siciliano che, come altri prima di lui, ha restituito buona fama e onore (sì, onore in senso alto) a questa Sicilia, diciamo così, un po’ trascurata. Un giornale ha pensato di pubblicare una serie di frasi celebri di Camilleri, le quali forse potevano rappresentare, nell’intenzione di chi le ha trascritte, una piccola raccolta della saggezza dell’Autore (Il Giornale di Sicilia, 18/07/2019). L’intento era sicuramente lodevole, ma leggere quelle frasi, alcune già cognite e godibili, fuori dal contesto in cui vennero dette o scritte, a me ha fatto l’impressione di voler ridurre l’opera di Camilleri alle citazioni che si leggono sui bigliettini dei baci Perugina – mi scuso per il paragone –, a dolci pizzini. Gli scritti di Camilleri invece, e mi riferisco soprattutto ai suoi romanzi storici a cui lui stesso teneva di più, non solo non si possono ridurre a brevi frasi, ma le citazioni debbono assolutamente esser prese e intese nel loro contesto, pena la loro totale banalizzazione. Mi spiego con un solo esempio. La frase: “Era tradizioni ’n Sicilia che ogni delitto di mafia venissi, in primisi, fatto passari come originato da ’na quistioni di corna” scritta così, come messaggino, rischia di restituire una delle solite immagini caricaturali della Sicilia, la fotografia del (desueto) carretto siciliano con accanto il tipico picciotto con coppola e lupara, un miniquadretto colorato da appiccicare al frigo di casa. È solo il contesto di quella frase che ne fa risaltare il significato perché solo il contesto può rispondere a domande quali: come era sorta quella tradizioni? Che legame poteva esserci tra delitto di mafia e delitto d’onore, cioè delitto per quistioni di corna? E che s’intende, di preciso, con la parola onore? E perché mai il tradimento mafioso o sessuale doveva essere lavato col sangue? A queste domande può rispondere solo il contesto, sia quello immediato sia quello allargato dell’intera opera in cui la frase ricorre. Privare la frase del suo contesto significa insomma o impoverirla di significato o, talvolta, tradirne il senso. Questa cosa mi ha colpito perché esattamente la stessa pratica colpisce alcune frasi della Sacra Scrittura, ripetute da molti ma spesso ignorate nel loro significato perché citate fuori del loro contesto. Qualche esempio. Non di solo pane vive l’uomo… - questa frase è citata per dire le cose più stramme: mi devo comprare la macchina nuova, ho bisogno di un nuovo “compagno”, mi piace il caffè buono, e così via. Questa frase di Gesù vuol dire ben altro. Essa è seguita dalla frase parallela oppositiva “…ma di ogni parola che procede dalla bocca dell’Eterno”. Inoltre il tutto viene pronunciato contro satana che, dopo il digiuno di Gesù nel deserto, lo invita a provvedersi di un po’ di cibo trasformando pietre in pane. Si tratta, cioè, della forte tentazione, evidentemente provata da Gesù, di utilizzare la sua potenza per scopi solo egoistici, personali; tentazione, come si sa, diffusa e bene accolta tra quasi tutte le persone che hanno un qualche potere in questo mondo. Il contesto della frase (Matteo, 4) mostra che Gesù avrebbe potuto risolvere il problema economico-politico della società globale con un solo atto della sua potenza. Avrebbe potuto instaurare un suo “regno” sulla terra. Eppure non lo fa. Perché? La risposta sta nel contesto: agire così avrebbe significato inginocchiarsi di fronte a satana, vale a dire sottomettersi ad un volere malefico contrario alla bontà di Dio e allo sviluppo (pur doloroso) dell’uomo. Tutti quelli che vogliono instaurare imperi si ricordino (ma quanno mai!) con chi si stanno alleando e contro chi si stanno mettendo. Ama il prossimo tuo come te stesso. Questa frase di Gesù, che sembra compiuta e perfettamente significativa in se stessa, viene in realtà illuminata dal contesto in cui ricorre. Tratta dalla legge di Mosè, essa ricorre negli evangeli e nelle lettere. Ma non è forse vero che spesso viene adoperata in modo un po’ bonario e accondiscendente? Ecco invece come Giacomo ne commenta il senso profondo: “Certo, se adempite il più importante dei comandamenti secondo la Scrittura: amerai il prossimo tuo come te stesso, fate bene; ma se fate distinzione di persone, commettete un peccato e siete accusati dalla legge come trasgressori. Poiché chiunque osservi tutta la legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto…” (2,8). Qui Giacomo scrive quando il cristianesimo è abbastanza diffuso e alcuni discepoli, sbagliando, accoglievano con grandi onori i ricchi e i potenti mentre disprezzavano e respingevano i poveri e gli ultimi. La cosa suona familiare? Lo Spirito di Dio attesta che fare distinzione di censo fra le persone (cosa del tutto “normale” oggi) significa commettere “peccato”, anzi trasgredire di fatto “tutta la legge” di Dio. Il contesto, come si vede, rende ben poco ovvia una frase che in realtà è un siluro che mira all’egoismo di tutti noi. Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa. Questa frase viene citata, scolpita e dipinta per significare l’istituzione del papato. Ma qual è il suo significato nel contesto del brano in cui ricorre e in tutto il Nuovo Testamento? Come mai un dialogo che intendeva esaltare Gesù come “il Cristo figlio del Dio vivente” ha finito per glorificare qualcun altro? Come mai nei primi secoli del cristianesimo nessun predicatore o teologo ha mai adoperato quella frase come se si riferisse ad un papa? Perché lo stesso Agostino attesta che la “pietra” significa Cristo? Forse a queste domande può rispondere il contesto della frase. Non solo Camilleri, ma anche il Nuovo Testamento va letto nel contesto. La buona letteratura, secolare o religiosa, non è riducibile a pizzini. © Riproduzione riservata Roberto Tondelli (Libertà Sicilia 07/2019)

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