Riflessioni

Pensando al 25

NATALE: GESU' ASSENTE Auguri con disagio  Mi sono sempre sentito a disagio con la facilità con cui a Natale e poi a Capodanno si fanno gli auguri di beni grandiosi e risolutivi, auspicando che le feste che celebriamo portino pace, salute, giustizia, concordia. Quando diciamo queste parole sappiamo bene che per lo più non si avvereranno e passata l'euforia delle feste ci troveremo più o meno con gli stessi problemi. Queste parole furono dette da Carlo Maria Martini nel natale 2003 (la Repubblica, 24/12/03). Forse pochi sanno che Martini è un biblista di fama internazionale e uomo di rara onestà intellettuale. In collaborazione con altri studiosi del testo della Bibbia (Aland, Black, Metzger, Wikgren), egli ha curato l’edizione del testo greco del Nuovo Testamento (1979), opera di fondamentale importanza per la fede in Gesù. Egli è ancora colui che ha sostenuto la necessità che i credenti abbiano grande familiarità con il Vangelo e che siano persone pensanti. Ma proprio chi ha familiarità col Vangelo e una fede che lo aiuta a riflettere, non può essere cattolico nel senso tradizionale del termine. Seguire il Vangelo significa infatti essere semplicemente discepole e discepoli di Gesù che parla nel Vangelo. Che cosa fare, dunque, per superare quel senso di disagio cui accenna il biblista Martini? Occorre ritrovare la strada della fiducia, ricercare l’illuminazione che ci viene da una Parola alta e nobile, quale è quella di Gesù. Bisogna riconoscere che siamo troppo ignoranti di Cristo e della Sua Parola verace. Siamo invece troppo imbevuti di parole economiche, tecniche, politiche, pubblicitarie e persino religiose. Eppure nessuna ci soddisfa completamente. Sono tutte così trite e quasi sempre vuote di senso spirituale. Soltanto Gesù ha parole di vita, di salute, di giustizia, di concordia genuina. Le Sue non sono parole dettate dall'euforia del momento, ma dettate da un Amore Eterno che crede nella capacità della Persona Umana di collaborare alla pace, alla salute, alla giustizia, alla concordia. Ma tutto ciò è possibile a patto di farci guidare da quella Parola Amorevole che impariamo nel Nuovo Testamento, non per un giorno l'anno, ma tutti i giorni della nostra vita. Gesù Uomo e Giudice  Non ho voglia / di tuffarmi / in un gomitolo / di strade - Ho tanta / stanchezza / sulle spalle - Lasciatemi così / come una cosa / posata / in un angolo / e dimenticata - Qui / non si sente / altro / che il caldo buono  -  Sto / con le quattro / capriole / di fumo / del focolare. Questa poesia, Natale, fu scritta da Giuseppe Ungaretti soldato, a Napoli nel natale di guerra 1916. L’uomo è stanco. Non ha voglia di andare per le strade rumorose e addobbate a festa. Un secolo dopo la situazione dell’uomo è peggiore. Oggi è comune vivere seguendo il detto “mangiamo e beviamo perché domani moriremo”. È festa: ma è assente il festeggiato, Gesù! Intendiamoci, Gesù c’è sempre: il 25 gennaio, il 27 dicembre, il 15 aprile, 365 giorni l’anno, 24 ore al giorno. Ma dov’è? Vediamo prima dove non è. Per i primi trecento anni del cristianesimo i discepoli non celebrarono il natale. Essi “non avrebbero potuto neppure concepire la rifondazione di uno stabile ordine sacro con sontuosi edifici di culto destinati a sfidare i millenni”; così scrive Sergio Quinzio, biblista cattolico. Come dice il Vangelo: “Dio non abita in templi fatti d’opera di mano… non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, argento o a pietra scolpiti dall’immaginazione umana”. Nei templi Gesù non c’è. Gesù è nella mente e nel cuore di chi evita la marea vociante della festa finta, di chi vuole pensare, di chi cerca, chiede, spera, “prega nella sua cameretta… e il Padre che vede nel segreto lo ricompenserà”, dice Gesù nel Vangelo. Gesù non è bambino, ma è Uomo Risorto, e per questo la Sua Parola è viva! Però fa comodo a molti avere davanti una massa festante, cui ormai si può dire tutto: persino i preti predicano oggi che Gesù non è nato il 25 dicembre… Tanto, a chi importa della verità? È festa: buon natale! Ma quel soldato con tanta stanchezza sulle spalle, che preferisce starsene in disparte, somiglia al Cristo: il Grande Assente alla festa ubriacante, il Gesù vero e vivo, dimenticato più del bambinello di gesso. Chi vorrà, invece, posarsi un momento con Lui a meditare la Sua Parola buona e davvero capace di scaldare il cuore? Chi vorrà in questa generazione fermarsi a riflettere su se stesso e sugli altri? Chi vorrà iniziare un colloquio franco con il Gesù del Nuovo Testamento? Chi vorrà diventargli amico, per riattizzare il focolare della verità che è in Gesù, per sedersi ai piedi dell’Unico Maestro, lontani dal rumore dei cattivi maestri dalle parole vuote? Per chi farà così, saranno buone feste da domenica a sabato, ogni giorno dell’anno, perché mediante la Parola di Gesù si può gustare ancora oggi il caldo buono del perdono genuino offerto dall’unico Sacerdote che ci è accanto davvero (ma lo vediamo?). Lui solo sa asciugare le lacrime e acquietare le ansie di chi vuole prendere la propria croce per seguirLo.

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