IL CERCHIO
Giovanni gli disse: Maestro, noi abbiamo veduto uno che cacciava i demonî nel nome tuo, il quale non ci segue; e glielo abbiamo vietato perché non ci seguiva. Ma Gesù disse: Non glielo vietate, poiché non v'è alcuno che faccia qualche opera potente nel mio nome, e che subito dopo possa dir male di me. Poiché chi non è contro a noi, è per noi. Perché chiunque vi avrà dato da bere un bicchier d'acqua in nome mio perché siete di Cristo, in verità vi dico che non perderà punto il suo premio (Marco 9,38 ss.).
Questo brano sembra uno di quei testi del Vangelo che si leggono talvolta troppo velocemente, quasi fosse uno dei tanti episodi della vita di Gesù riportati nella Scrittura. A ben vedere, si tratta invece di una conversazione tra Gesù e i discepoli che presenta due punti di vista: quello dei discepoli che parlano per bocca di Giovanni, e quello di Gesù.
Considerando che quanto è scritto ha uno scopo specifico connesso alla fede, come Giovanni stesso scrive (20,30-31), questo episodio racchiude un insegnamento importante che riguarda la chiesa, o meglio il comportamento dei credenti nel loro essere gruppo di Gesù.
Gli apostoli mostrano una visione chiusa del gruppo di coloro che sono accanto a Gesù, si potrebbe quasi definirla una visione elitaria, esclusiva. Questa visione non deve meravigliarci più di tanto, visto che si tratta di un punto di vista che ha tentato i discepoli allora, e che può tentare anche noi oggi. I discepoli hanno impedito una buona azione (quella di scacciare i demoni) solo perché quel tale non seguiva Gesù, e quindi non apparteneva alla sua cerchia. Essi non si sono chiesti se quell’uomo avesse inteso agire in contrasto con l’autorità di Gesù (anzi, il testo dice che egli agiva «nel nome di Gesù», cioè «per la sua autorità»). Gli hanno impedito di agire solo perché non apparteneva alla loro cerchia ristretta.
A questa mentalità, Gesù risponde presentando un altro punto di vista caratterizzato da comprensione e quindi da grande apertura mentale.
Lui che è il Figlio di Dio, la Parola fatta uomo, colui per mezzo del quale ogni cosa è stata fatta, colui che era dal principio… Lui che avrebbe potuto avere qualcosa da ridire, qualcosa da pretendere, qualcosa da chiedere o da esigere dalla persona che – tentando una guarigione a suo nome – gli stava quasi sottraendo il brevetto del miracolo, lui non chiede proprio nulla. Né teme una perdita del proprio prestigio personale.
L’episodio evidenzia alcuni insegnamenti:
· si può vivere da cristiani come dentro un cerchio chiuso, simile a quello proposto dai discepoli di allora; ma è vera fede?
· Invece si può – e si dovrebbe – vivere la fede come in un cerchio aperto di raggio amplissimo, aperto a tutti, lasciando che sia eventualmente Gesù a chiudere quel cerchio, al suo ritorno, col suo giudizio finale;
· è bene ricordare ciò che dice Pietro apostolo: «Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come qualcuno reputa che faccia, ma egli è paziente verso di noi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti giungano a ravvedimento» (2 Piet. 3,9);
· nel cerchio c’è davvero spazio per tutti coloro che desiderano giungere a riconsiderare la propria vita alla luce del vangelo; qui sta la vera conversione e il ravvedimento sapiente e fattivo. [F.D. © chiesadicristopomezia.it]
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