PAROLA ANTICA
“La Parola Antica” (e altre parole)
La buona fonte delle parole deve essere la sapienza, che è pura e piena di frutti buoni
Johan Cruger (1598-1662, foto p. 1), poeta e compositore tedesco, scrisse e musicò il poema breve dal titolo “La Parola antica”, nel quale esalta la bellezza e la sapienza della Parola di Dio presentata nella Sacra Scrittura. Per secoli, purtroppo, la lettura della Sacra Scrittura venne proibita, forse nel timore che il popolo, rendendosi conto della differenza notevole esistente tra talune pratiche (e idee) religiose e l’insegnamento semplice e pulito di Cristo, potesse emanciparsi da una mediazione religiosa (ecclesiastica) estranea alla Scrittura.
Nei primi secoli del cristianesimo, i sermoni di Aurelio Agostino e di Giovanni Crisostomo (v. ricostruzione fotografica p. 2) erano diretti a folle di credenti in Cristo che leggevano spesso la Scrittura. Persone semplici, come fabbri e carpentieri, avevano in casa la Scrittura e la consideravano tanto preziosa quanto gli strumenti del loro lavoro artigianale, dai quali mai si sarebbero separati, così come non si sarebbero separati dalle Scritture; le quali erano per loro come il “pascolo ubertoso” per le pecorelle (Agostino). Le leggevano, le meditavano e si lasciavano consigliare dalla Scrittura ispirata, in cui Dio parlava loro mediante l’esempio e le parole di Cristo, degli apostoli e dei primi discepoli e discepole. Nelle Scritture essi ritrovavano quei princìpi e quei criteri di vita in Cristo dai quali farsi guidare.
Seguirono secoli bui, durante i quali prevalse un atteggiamento quasi di timore o paura che la gente potesse esaminare le Scritture. Si preferì – o forse convenne? – tenere i popoli nella ignoranza della Parola di Cristo. Francesco da Assisi fu un lettore attento delle Scritture, di cui riscoprì il valore, e ciò prima della Riforma protestante, anche se, probabilmente per ragioni storiche contingenti, chiese il riconoscimento della propria Regola a papa Innocenzo III, che bontà sua lo concesse. Prima di Francesco, Pietro Valdo e altri in Europa avevano seguìto un percorso di ritorno alla semplicità della Scrittura. Più tardi, sull’onda della Riforma luterana, i fratelli Juan e Andrés de Valdés, perseguitati in Spagna dall’Inquisizione, potevano riunirsi a Napoli in circoli biblici che studiavano le Sacre Scritture.
Per tornare al nostro Johan Cruger, nel suo poema “La Parola Antica” egli magnifica le Scritture. Leggendo e meditando sulla sua composizione (troppo lunga per venire qui citata), ciascuno può imparare ottime cose. (1) La Scrittura presenta la Parola di Dio che MAI TACERÀ, nonostante scandali e incoerenze degli uomini. Dice Gesù: “Guai a colui per il quale avvengono gli scandali! Chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio sarebbe per lui che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse sommerso nel fondo del mare!” (2) Nella Sacra Scrittura si ascolta l’unica verace PAROLA AMICA che annuncia il perdono in Cristo. (3) Tale Parola vuole donare a tutti una FEDE FIDUCIOSA salda e lieta, nonostante le falsità che ogni giorno si ascoltano, purtroppo anche in ambito religioso. (4) È la sola Parola che annuncia Speranza Certa con questo messaggio: “CRISTO REGNA”, nonostante le miserie umane. (5) Questa Parola antica e nobile porge il dono che rinvigorisce il peccatore abbattuto dal male; per questo occorre imparare a PENSARE secondo Cristo (metánoia). Il che si impara dalle Scritture ispirate dal suo Spirito. (6) Lui è il solo “Signore possente”; la sua potenza non passerà; tutte le altre potenze storiche sono cadute e quelle presenti e future cadranno. Ma Cristo domina. (7) Proprio per questa realtà magnifica occorre FONDARE tutta la propria vita “sul Vangelo” ricevendo con gratitudine il dono meraviglioso della salvezza. Si intende che si fonda sul Vangelo non solo la vita presente, ma anche quella FUTURA. Questa Parola è infatti la sola che sia in grado di OFFRIRE VITA a ciascuna persona schiava dei propri peccati.
Per la sua intelligenza e sapienza, la Parola di Cristo consente di passare dal nonsenso al significato. Ci sono parole intrise di mancanza di conoscenza. Per esempio: “GEOVA” è solo un termine di origine medievale; “EUCARISTIA” non indica un miracolo, ma significa “ringraziamento” di un cuore buono; “CONFESSIONE” non è riconoscere davanti a un uomo gli errori fatti, ma la richiesta di perdono elevata a Dio mediante Cristo, unico mediatore.
Poi ci sono le parole della MAL/DICENZA, mortali come pugnali. “La lingua è un fuoco, un mondo di iniquità, che contamina tutto il corpo e infiamma la ruota della vita quando è accesa da malvagità, è un male indomabile” (così scrive Giacomo). Il maldicente vende la reputazione degli altri senza che gli sia costata neppure un centesimo. PEGGIORI di lui (o di lei) sono solo i suoi clienti, coloro cioè che danno credito a ciò che il maldicente dice nel fuoco della sua cattiveria. Si chiede Giacomo: È mai possibile che dalla stessa bocca esca preghiera a Dio e maledizione al prossimo? No, non è possibile (ma accade!). Il maldicente è dunque un SENZA DIO, perché dice/male e quindi non crede che la parola sia Dio. Invece, la buona fonte delle parole deve essere “la sapienza che viene da Dio, che è pura e piena di frutti buoni”. Tale è la genuina Parola Antica dell’Evangelo di Cristo. Passeranno cielo e terra, ma questa Parola vincerà. Ha già vinto, perché Cristo è risorto e regna presso il Padre.
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Roberto Tondelli – 09/2018
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