Dal Natale alla conversione della mente
Dal Natale del bambino Gesù
alla conversione a Cristo Gesù Uomo crocifisso-e-risorto
[Una esortazione a ritornare a Dio]
La festività del Natale si è appena celebrata nel mondo cristiano. Si vuol cogliere qui l''occasione per una riflessione un poco più approfondita su questa festa, ma anche su quella magnifica festa che sarebbe la conversione a Dio di quanti fra noi si fossero allontanati da Lui. Il vangelo dice che il cielo si rallegra per un solo peccatore che si converte. Vediamo quindi se è possibile che tu/io si possa rendere felice il cielo e noi stessi.
Una questione di autorità biblica
Che di debba celebrare o meno la festa religiosa del Natale è una questione di autorità biblica. Il testo biblico, con la sua autorità autorevole, si va sempre più imponendo all''attenzione di molti, anche degli studiosi, biblisti e filologi, i quali ne studiano il significato e ne apprezzano il valore, come può fare anche il lettore familiarizzandosi con la narrazione biblica.
Il grande direttore Arturo Toscanini studiava gli spartiti di Mozart e Puccini con grande umiltà e si pregiava di "eseguire la musica come è scritta". Così dovrebbe fare il lettore della Bibbia, accostarsi al testo con umiltà e cercare di ascoltare la parola di Dio "come è scritta" e di attuarla con l''aiuto del Padre. Il testo biblico infatti ci presenta la persona di Cristo Gesù nel quale risiede ogni autorità ricevuta da Dio (Mt. 28,18). È lui l''autorità autorevole del credente che di Lui si fida e a Lui si affida. Se Cristo Gesù comanda qualcosa, il suo discepolo la attua. Ma fare qualcosa senza l''ordine del Signore significa agire per arbitrio, e quindi errare. La questione dell''autorità biblica è centrale nell''insegnamento di Gesù (Mt. 21,23 ss.). Chi si affida a Gesù non può riconoscerlo come Signore e attuare ciò che egli non dice (Lc. 6,46 ss.).
1. Chiediamoci anzitutto se il Vangelo comandi di celebrare il natale (=nascita) di Gesù bambino. Cerchiamo di rispondere eliminando ogni idea precostituita. I cristiani accolgono senz''altro la tradizione (paràdosis) apostolica preservata nel testo del Nuovo Testamento e che va custodita con cura (1 Tim. 6,20). Mai il Nuovo Testamento comanda in alcun modo di osservare il natale di Gesù. È vero che il natale è una tradizione, essa però non risale agli apostoli, ma è una semplice tradizione di origine umana sorta secoli dopo Cristo.
In occidente la natività di Cristo fu presto festeggiata mediante una solennità liturgica al 25 dicembre. Pare che tale uso abbia avuto inizio a Roma con l''intento originario di soppiantare una festività pagana celebrata proprio in quel medesimo giorno a ricordo della nascita di Mitra, "il sole invitto". Infatti dopo il solstizio d''inverno i giorni principiano a prolungarsi, iniziando così la vittoriosa avanzata del sole, che raggiunge il suo massimo fulgore in piena estate. La stessa Cronografia di Filocalo, il primo documento che possediamo sul Natale (anno 354), nota la corrispondenza della solennità religiosa con una festa civile detta "Natalis invicti", ossia "Natale del sole invitto". Si noti pure che il ritorno del sole era concepito come la nascita di un bimbo da una vergine; così la vergine Isis dà alla luce Oro.
Il Nuovo Testamento non fa alcuna menzione di una festività natalizia celebrata dai cristiani in onore di Gesù bambino. Si tratta di una tradizione umana che, come tale, può benissimo essere tralasciata da chi ha imparato dal Vangelo a fidare e confidare in Cristo Gesù morto-e-risorto. Al contrario delle tradizioni apostoliche genuine, le tradizioni umane tradiscono, anzi annullano, la parola di Dio (Mc. 7,1-9).
Nel vangelo Gesù comanda non di osservare il suo genetliaco, ma di ricordarne la morte e risurrezione (Mt. 26,26 ss; 1 Cor. 11,23 ss.; Atti 2,42). E di questo comandamento conosciamo con precisione anche il giorno in cui i cristiani lo osservavano, cioè la domenica (Atti 20,7).
La Bibbia che adottiamo noi semplici cristiani è la stessa che usano i nostri fraterni amici cattolici. Alla Scrittura non bisogna aggiungere nulla né togliere nulla (Ap. 22,18). Perciò se il Natale non è comandato da Dio, ma è solo una tradizione umana, i credenti in Cristo non possono che rispettare la Scrittura, evitando di aggiungere questa osservanza religiosa al Nuovo Testamento. Il testo biblico non può essere annullato da tradizioni umane. Nè si può annullare la storia. Presso i primi cristiani, più vicini di noi a Gesù e agli apostoli, non esistette per generazioni nessuna tradizione natalizia.
2. La data della nascita di Gesù è comunque molto incerta. Nei primi tre secoli c''è grande varietà di opinioni, ma si tende a collocarla in primavera. Ne parla per primo Clemente Alessandrino (m. 215) il quale pensa che Gesù fosse nato il 20 maggio. Secondo altri il 28 marzo. Per Ippolito (m. 235) la data sarebbe il 2 aprile, per altri il 19 aprile. Solo dal quarto secolo in poi diventa via via dominante l''idea di una data in inverno. Emergono due date:
il 6 gennaio (in oriente) – sostituiva festa pagana della nascita di Aion (eone, "era");
il 25 dicembre (in occidente) – sostituiva, come accennato, la festa pagana della nascita del dio Mitra, il "sole invitto".
La festa in onore del dio Sole, iniziata sotto l''imperatore Aureliano (274), viene accresciuta da Costantino (306-337), fedele devoto al dio Sole. La si celebrò ancora sotto Giuliano, che per l''occasione tenne un discorso nel 362 (De sole rege). È il Natale del sole: dal 25 dicembre in poi cresce la luce. La vergine Isis dà alla luce Oro (simbolo del sole).
Si registra in quel periodo l''incapacità dei vescovi cristiani di eliminare questa festa pagana. Allora la si sostituisce. Ambrogio, Agostino, Leone Magno esortano a non adorare il sole in quella data, ma Colui che ha creato il sole. Si attua così il tentativo di cristianizzare feste pagane precedenti, in particolare questa festività dedicata al sole. Si pensa di sostituire il sole con Gesù, luce dei cristiani.
3. In base ai dati che emergono dal Nuovo Testamento, che cosa dire di questa critianizzazione della festa pagana del dio Sole? Si possono fare le seguenti osservazioni.
Se proprio si vogliono fare speculazioni cronologiche, le date primaverili sembrano molto più in armonia col testo biblico che descrive i pastori, di notte, a guardia delle greggi nei campi (Lc. 2,8). È improbabile che la stessa cosa la si potesse fare tenendo le greggi all''aperto in una gelida notte invernale in Palestina. Come è improbabile che un imperatore avrebbe ordinato un censimento per tutto l''impero in pieno inverno, con tutte le difficoltà legate a spostamenti e viaggi (Lc. 2,1 ss.; cfr. Mc. 13,18; 1 Cor. 16,5 s.).
Inoltre, il Natale sposta completamente il centro dell’attenzione religiosa e cambia il soggetto stesso della fede dei discepoli:
• da Gesù crocifisso-risorto-glorificato presso Dio come "Signore e Cristo" (Atti 2,34-36), "Cristo Gesù uomo" mediatore unico tra Dio e gli uomini (1 Tim. 2,5), sacerdote sommo, unico, insostituibile (Eb. 4,15 s.; 7,23 ss.)
• ad un bambino debole, infreddolito, terreno.
Nei primi secoli i cristiani non hanno celebrato il Natale perché la loro fede religiosa era tutta incentrata in Cristo Gesù glorificato. Non si interessavano tanto dei suoi dati terreni (quello che oggi va di moda chiamare il Gesù storico), ma amavano affidarsi a lui come Redentore, Re vivente, unico Mediatore e Salvatore unico. Per afferrare meglio l''importanza di questo aspetto si rifletta sulle parole del dotto studioso cattolico Jurgensmeier:
Nella vita di pietà della Chiesa dei primi quattro secoli, il Cristo si trova in primo piano, Colui che vive e regna e siede alla destra del Padre (qui vivit et regnat et sedet ad dexteram Patris); Egli è il Mediatore universale presso il Padre. La preghiera non è rivolta a Cristo, ma è fatta per mezzo di Cristo (…). Valeva allora la legge che il Sinodo di Ippona dell’anno 393 aveva formulato alla presenza di S. Agostino nel can. 21 “sempre ad Patrem dirigatur oratio” (la preghiera sia sempre rivolta al Padre). Non si prega Cristo, ma il Padre per mezzo di Cristo.
Nello sviluppo posteriore della vita di pietà e di preghiera subentrò poi un cambiamento quanto alla posizione di Cristo. Il Cristo glorificato si eclissò e vi subentrò, nella vita di pietà, il Cristo della vita terrena (…). Non ci si sentì più intimamente una cosa sola con Cristo (…) non si pregò più attraverso Cristo, ma si pregò Cristo. Nella coscienza della pietà privata Cristo Mediatore scomparve, diventò egli stesso centro ed oggetto di pietà. Nel fedele, non più così coscio della sua unione viva con Cristo, ciò significò isolamento, abbandono alla sola sua attività personale. La vita terrena di Cristo gli si presentò così come modello, e in tale modo la pietà soggettiva si stabilì in primo piano nella vita ascetica (…). Sulla base di tale cambiamento della posizione di Cristo nella vita di pietà, l’abate Idefonso Herwegen distingue due grandi epoche nella storia spirituale dell’Occidente cristiano. Nella pietà cattolica è avvenuto un cambiamento immenso.
Tutto ciò è interessante e illuminante perché quel cambiamento immenso che avvenne allora può spiegare come mai ancor oggi il Natale mostri evidenti, e anzi accresciute, tracce di paganesimo, e come mai anche questa festa grandiosa non riesca a cambiare il cuore delle persone. Trascorsa la festività, tutti tornano ad essere quel che erano prima. Non si attua purtroppo alcuna conversione del cuore. Forse, per attuare una tale conversione è necessario avviarsi verso qualcuno che non sia la mera statuina del bambino nella capanna.
Un terzo punto da considerare accuratamente è che non la nascita di Gesù bensì la sua morte seguìta da risurrezione e glorificazione presso Dio ci apportano salvezza:
• da chi riceviamo la grazia, dono della salute spirituale? Da Gesù Signore Risorto! (Rom. 1,4ss.: non un bambino debole ma Cristo potente e risuscitato dai morti!);
• solo Gesù crocifisso-e-risorto dona a tutti il perdono dei peccati (Atti 10,39-43);
• solo se per fede fiduciosa veniamo sepolti con Cristo e con Lui risuscitati nel battesimo biblico siamo salvati (Col. 2,12; non nella culla col bambino, ma sepolti con Lui nel battesimo biblico );
• ciò che davvero conta è l''annuncio e la testimonianza della Sua morte-e-resurrezione (1 Cor. 11,26; non la leggenda del bue e l’asino che scaldano il bambinello);
• le chiese del tempo apostolico, e quelle che oggi le imitano per fede, attuano il criterio apostolico "noi predichiamo Cristo crocifisso" (1 Cor. 1,23: i primi cristiani non hanno mai predicato Gesù bambino);
• se per assurdo Gesù fosse nato ma non avesse poi ubbidito per amore fino alla morte di croce, egli non sarebbe mai risorto e non sarebbe oggi l''unico mediatore fra Dio e l''uomo (Fil. 2,5 ss.).
Le osservazioni fatte bastano per dire che la cristianizzazione della festività pagana del sole è in contrasto con l''insegnamento biblico presentato nella tradizione apostolica del Nuovo Testamento. Occorre tornare all''insegnamento della chiesa primitiva, la quale attribuiva ben poco interesse ai dati anagrafici di Gesù ma ne accoglieva l''opera amorevole di liberazione dal male e dal peccato. Come discepoli di Gesù concordiamo volentieri, perché in armonia col Vangelo, con le parole dello studioso cattolico Mario Righetti che sul Natale scrive:
Questa strana varietà di opinioni [circa la data del Natale, n.s.] dimostra che in quei primi secoli, non solo non esisteva una tradizione intorno alla data del Natale, ma che la Chiesa non ne celebrava punto la festa, altrimenti, fra tanta diversità di pareri, se ne sarebbe fatto questione viva, come avvenne per determinare la solennità della Pasqua. Del resto, non era tanto la data della nascita di Gesù che interessava la Chiesa, quanto il fatto che si realizzava con la venuta di lui sulla terra, l''inizio del mistero della redenzione.
Di qui l''invito cordiale ai nostri amici cattolici affinché si torni risolutamente alla semplicità del vangelo, alla fonte stessa della fiducia in Cristo Gesù e si ricerchi salvezza, perdono, riconciliazione con Dio in Cristo Gesù Signore!
4. Il Natale presenta poi purtroppo l''enorme difetto di ingrandire smoderatamente la figura di Maria. A Natale Gesù è un bimbo debole e infreddolito nelle braccia di lei. Egli non è più il Cristo glorioso, potente, Giudice dei vivi e dei morti, Mediatore unico fra noi e Dio, ma un bimbo debole e piangente. Tutto ciò esalta la figura di Maria, che diviene lei stessa:
• colei che ci dà Gesù;
• la mediatrice;
• e (quasi) la corredentrice.
Ora tutto ciò è in contrasto con l''insegnamento del vangelo, come si è visto sopra. Inoltre va ricordato che:
• non Maria ci dona Gesù, perché Gesù è "il pane di vita" dono del Padre, cioè di Dio stesso (Gv. 6,32-35);
• solo "Cristo Gesù uomo" può essere nostro mediatore presso Dio, perché Gesù e lui soltanto è morto e risorto per noi; soltanto lui è il prezzo del riscatto per i nostri peccati. Lui, non Maria (1 Tim. 2,5 s.);
• la liberazione dai peccati (=salute spirituale) si ottiene soltanto per la grazia che Dio dona in Cristo Gesù, "diletto di Dio". Dio dona "redenzione mediante il sangue di Gesù" (Ef. 1,6 s.).
Con il cambiamento epocale della pietà religiosa verificatosi nel IV secolo (Jurgensmeier), l’interesse del cristianesimo si spostò anche su Maria, che a Cristo aveva dato vita terrena. Prima di quel momento, Maria non poteva trovare posto accanto al Cristo glorificato, che era divenuto tale indipendentemente da lei. Dunque, secondo la tradizione apostolica conservata nel Nuovo Testamento, né Maria né Gesù bambino, bensì Cristo Gesù Uomo dev''essere il soggetto della nostra fede fiduciosa (1 Tim. 2,5).
5. Il Natale festa della famiglia? Si tende a presentare il Natale come la festa della famiglia. In realtà è una serata nella quale si fa una grande scorpacciata (altro aspetto paganeggiante della festa) che spesso mette in luce i nostri egoismi. Diverso, anche qui, l''insegnamento magnifico che il vangelo ci dà sulla famiglia. Eccone qualche aspetto:
• le relazioni tra mariti e mogli sono improntate a reciproco rispetto e affetto; i mariti debbono esser pronti a dare se stessi per le loro mogli, e queste debbono essere piene di affetto e rispetto per i mariti (Ef. 5,22 ss.);
• figli e genitori debbono onorarsi, amarsi, stimarsi a vicenda; i genitori debbono tirare su i figli nella fede fiduciosa del Signore (Ef. 6,1 ss.);
• i membri delle famiglie si aiutano reciprocamente se uno è in difficoltà (1 Tim. 5,8. 16).
Tutto questo non lo si deve fare una sera l''anno, ma costantemente, ogni giorno dell''anno. Spesso si fanno tante insistenze (e a volte vere e proprie imposizioni) per la cena del 24 e poi ci si ignora per il resto dei giorni. È bene dare valore alla famiglia. Un modo per far ciò è tornare a parlare più spesso delle cose di Dio e della salvezza in Gesù. Ma la famiglia non può diventare una prigione dove incatenare i sentimenti di libertà in Cristo e di ubbidienza a Dio. Per il vero cristiano e la vera cristiana, ancor prima dell''ubbidienza alla famiglia viene l''ubbidienza a Dio (Atti 4,19).
La festa diversa
Il fluire del tempo è una fuga. Dicevano bene gli antichi latini, tempus fugit. La sabbia nella nostra clessidra per il 2010 è ridotta a pochi granelli. E il futuro non ci appartiene. In che modo abbiamo utilizzato tutta la sabbia già caduta? Forse per costruire castelli in aria? Per annullare con una telefonata l''amicizia in Cristo durata decenni? Per seguire un amore che ci porta lontano dall''Amore? Forse per rimandare una decisione che avremmo dovuto prendere da anni? Benedetta sabbia...
Abbiamo avuto inverni, primavere, estati, autunni, figli, famiglie, relazioni umane. In Dio viviamo, ci muoviamo e siamo. Ma gli abbiamo mai detto un grazie? Gli abbiamo mai detto che gli vogliamo bene? Gli abbiamo mai detto quanto gli dobbiamo? Noi che, forse per amicizia o inconsapevolezza, abbiamo seguito autorità diverse dalla sua, come possiamo non deciderci a riconoscere che la volontà che conta davvero è la sua? Noi che ci lamentiamo del suo silenzio solo perché siamo sordi, abbiamo mai tentato davvero di parlargli, o forse anche di discutere con lui? È possibile che ci piaccia tanto fare la guardia ai porci da non sentirne più il puzzo? che ci piaccia tanto cibarci di ghiande da non avvertire più i dolori di pancia che ogni volta ci causano? Possibile che abbiamo dimenticato che a casa del Padre nostro anche i servi mangiano pane bianco?
Imparare Cristo Gesù tramite le Scritture è un''esperienza che può portare luce e salvezza anche nella tua/mia vita. La nostra vita, questi pochi granelli di sabbia, vita che spesso ci sembra così priva di scopo, può assumere il valore più vero proprio grazie a Cristo Gesù.
Occorre conoscere questo Maestro grande e il suo amore immenso, per imparare a confidare in lui. Il regno di Dio è anche felicità, allegrezza vera per esser tornati finalmente a casa del Padre nostro che ci ama in Cristo Gesù. È qui la vera festa della conversione e dell''amore, quella che si celebra con gli azzimi della sincerità e della verità. Coraggio in Cristo Gesù vivente.
R.T.
Bibliografia:
F. Salvoni, Gesù Cristo. Sinottici - Infanzia I-II, Milano, 1970/1971.
Idem, Il Natale, storia e leggenda: Il seme del regno 12 (1963) 501 ss.
Natale, v. Enciclopedia Cattolica VIII, Città del Vaticano, 1952.
Natale, v. A. Mercati - A. Pelzer, Dizionario Ecclesiastico II, Torino, 1955.
Gesù e Gesù Cristo, v. Enciclopedia della Bibbia 3, Torino, 1970.
Gesù Cristo, v. Enciclopedia delle religioni 3, Firenze, 1971.
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Siamo disponibili a proseguire il discorso con i nostri amici cattolici e non cattolici, non credenti e credenti, per cercare con pazienza e umiltà di apprezzare e approfondire assieme Cristo Gesù. Per ulteriori contatti si possono utilizzare i riferimenti indicati sotto.
chiesa di Cristo Gesù - largo Goffredo Mameli, 16A - 00040 Pomezia-Roma (RM)
www.chiesadicristopomezia.it info@chiesadicristopomezia.it tel: 339.5773986
© Roberto Tondelli, Dal Natale del bambino Gesù alla conversione a Cristo Gesù Uomo crocifisso-e-risorto. [Una esortazione a ritornare a Dio], 2010.
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