Riflessioni

PASQUA E'' CRISTO

Dalla storia contemporanea qualche considerazione sulla pasqua che può essere d''aiuto a chi voglia essere un credente pensante L''articolo che pubblichiamo uscì per il mensile Il seme del regno (05/1954) a firma di Antonino Buta (1922-1975). Laureato in lettere e filosofia presso l''Università di Roma, A. Buta fu musicologo e compositore, oltre che cultore di medicina. Nei primi anni ''50 abbandonò l''ateismo filosofico per abbracciare la fede in Cristo presentata nel Nuovo Testamento, e quindi lontana dal tradizionalismo e dogmatismo cattolico che egli avversò e combattè validamente per tutta la vita. Membro dell''Accademia Tiberina, insegnò e predicò il Vangelo ovunque in Italia e all''estero. Per decenni fu evangelista della chiesa del Signore a Messina. Uomo di profonda cultura umanistica, curò fino al 1975 la pubblicazione del mensile Risveglio. Mettendo la propria cultura al servizio di molti, Antonino Buta tenne alta "la parola della vita" contribuendo in modo determinante a proporre il Vangelo libero da condizionamenti umani. Tale proposta, condivisa da tutta una generazione di predicatori colti (anni ''50 - ''70), individuava nella persona e nell''insegnamento di Gesù Cristo quale è trasmesso nel Nuovo Testamento, la via nobile e alternativa che escludeva sia il protestantesimo, con le due divisioni denominazionali, sia il cattolicesimo, in cui l''unità si ottiene al prezzo della libertà di pensiero. Questa via nobile e alternativa è, come si comprende, ben lontana dal vacuo desiderio pseudoecumenico e pseudobiblico di non offendere nessuno o di non giudicare nessuno che oggi molti sembrano nutrire. Tale è il frutto di atteggiamenti inconsistenti, espressione della mediocrità culturale di elementi che traggono gloria gli uni dagli altri e che, per tale motivo, sono estranei alla ricerca seria e umile della lode e dell''onore presso Dio (Rom. 2,7). Il curatore di questa breve pubblicazione ha avuto Antonino Buta ("Nino") come proprio mentore e amico. Di lui va ricordata la parola chiara e attenta al dato biblico, la cura al commento scritturale, la cultura profusa nelle conferenze sempre di alto livello storico-biblico, e la vis polemica contro ragionamenti e dottrine umane che sfigurano bellezza e semplicità della Scrittura, senza tuttavia riuscire a scalfirne la potenza. L''articolo di A. Buta sulla pasqua viene qui riprodotto fedelmente. Nella parte finale si è resa necessaria qualche breve nota esplicativa della citazione del brano di 1 Cor. 5,7 ss. La festa di pasqua ha radici nella Scrittura? È bene non confondere la pasqua ebraica con la pasqua cattolica, anche se entrambe hanno per oggetto il sacrificio dell''agnello, l''una in senso materiale, l''altra in senso spirituale. Non esitiamo ad affermare che la pasqua, come oggi è intesa nel mondo religioso, altro non è che una tradizione ebraico-pagana. A sostegno dall''attuale celebrazione pasquale alcuni adducono il fatto che essa rappresenterebbe la continuazione della pasqua ebraica trapiantata da Gesù stesso in ambito cristiano. Non sarebbe il primo caso di riesumazione, nella chiesa, di usanze e rituali ebraici opportunamente modificati, anche se spesso per un interesse non del tutto religioso. Tale fu il processo che portò al battesimo dei bambini, che per lo più avviene l''ottavo giorno dalla nascita, quasi in ossequio alla circoncisione ebraica, la quale non ha proprio nulla a che vedere - né per significato né per analogia - con la rigenerazione spirituale attuata nel vero battesimo biblico del credente adulto e ravveduto. Così pure l''incenso, i paramenti sacerdotali, la musica strumentale, le abluzioni e i lavaggi liturgici, tutte forme prese a prestito dal rituale giudaico e mutate in pratiche liturgiche ecclesiastiche. La pasqua attuale non ha nulla a che vedere con la pasqua ebraica. Quest''ultima fu istituita da Mosè ed era la commemorazione del passaggio dell''angelo di Dio che aveva provocato la morte dei primogeniti degli egiziani (Es. 12). Veniva celebrata il quattordicesimo giorno del mese di Nisan. Questo giorno coincide molto raramente con la data stabilita dalla chiesa cattolica. La coincidenza si ebbe ad esempio nel 1825 e la si prevede negli anni 2000. Un altro motivo che separa le due istituzioni è dato dal fatto che la pasqua cattolica cade regolarmente di domenica, mentre dovrebbe, per avere qualcosa in comune con l''altra, cadere talvolta in un diverso giorno della settimana. Anche in seno alla chiesa cattolica manca l''uniformità della data di celebrazione della pasqua; la chiesa orientale (ortodossa) e la chiesa occidentale (latina) la osservano infatti in date differenti. A prescindere però dalla questione storica e cronologica, a noi interessa soprattutto sapere quale fondamento abbia questa solennità nella Parola di Dio, cioè nella Scrittura. Qui, l''ultima citazione della pasqua ebraica occorre in coincidenza dell''istituzione della Cena del Signore da parte di Gesù (Mat. 26,17). Da questo punto in poi, nel Nuovo Testamento, più non si parla della pasqua (ebraica) tranne nell''occasione in cui Paolo apostolo usa l''espressione "festa degli azzimi" in senso metaforico per applicarla alla nuova vita spirituale e morale del cristiano, purificato in Cristo (1 Cor. 5,7 s.). Se la pasqua attuale vuole invece essere commemorazione della morte-e-resurrezione del Cristo, allora occorre dire che la Scrittura parla sì di tale "memoria", fatta però non annualmente bensì ogni primo giorno della settimana (Atti 20,7) mediante gli elementi semplici del pane e del vino presenti sulla mensa del Signore (1 Cor. 10,14 ss.; 11,23 ss.). Quando purtroppo alla chiesa apostolica primitiva, uscita dalle persecuzioni, si mescolò la massa pagana che l''editto di Costantino aveva sospinto verso la nuova religione, la semplice purezza della chiesa primitiva, neotestamentaria, si trasformò accogliendo manifestazioni folcloristiche di festività legate alla nascita, alla morte, all''ascensione di Gesù. La Bibbia ignora completamente l''esistenza di tali festività. Anzi, l''apostolo Paolo, incaricato di portare la luce del Vangelo ai pagani, mette in guardia i fedeli affinché respingano ogni solennità esteriore: Voi osservate giorni e mesi e stagioni ed anni. Io temo, quanto a voi, di essermi invano affaticato per voi (Gal. 4,10 ss.). Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, a noviluni o a sabati, che sono l''ombra di cose che dovevano avvenire; ma il corpo è di Cristo (Col. 2,16 s.). Gli apostoli, ai quali venne affidata la proclamazione di "tutta la verità" (Gv. 16,13) inerente gli insegnamenti di Cristo, non insegnarono nulla in favore di solennità religiose. Solo alcune generazioni dopo la loro morte iniziarono le prime celebrazioni di festività particolari, ma sempre a detrimento della semplicità del Vangelo. Che cosa sono infatti la quaresima o la pasqua e simili se non inutili parate cerimoniali? L''origine della pasqua cattolica è umana. La sua osservanza fu stabilita al Concilio di Nicea (325), che ne fissò la celebrazione alla prima domenica seguente il plenilunio dopo l''equinozio invernale. Non è dato sapere che cosa la luna abbia a che vedere con la commemorazione della resurrezione di Cristo Gesù. La sola informazione utile, dopo considerazione storiche e bibliche, è che la pasqua altro non è che un miscuglio di paganesimo, giudaesimo e romanesimo. Poichè tale festa non ha riscontro alcuno nella Parola di Dio, non la si può considerare degna di fede. Infatti "la fede viene dall''udire e l''udire si ha per mezzo della Parola di Cristo" (Rom. 10,17). La parola di Cristo è presente nel Vangelo "potenza di Dio per la salvezza di ogni credente" (Rom. 1,16). L''osservanza della pasqua, inoltre, non solo non è un atto di fede, ma costituisce una aperta trasgressione alla norma di Dio perché oltrepassa i limiti della libertà e della positività fissati dalla parola di Gesù il quale insegna ad "adorare in spirito e verità" (Gv. 4,24). Nulla da dire se un certo giorno viene osservato come festività civile. Ma dal punto di vista religioso, l''osservanza della pasqua ci "defrauda del premio", come scrive l''apostolo (Col. 2,18). Tutta la vita del credente, rinato in Cristo mediante il battesimo biblico, è un inno gioioso mosso dall''evento della risurrezione del Cristo. Per il vero credente resta valida l''esortazione apostolica che rileggiamo in 1 Cor. 5,7ss.: "Purificatevi (= continuate a purificarvi) dal vecchio lievito": cioè allontanate da voi malizia e malvagità; il che va fatto non una sola volta l''anno, bensì ogni giorno! "affinché siate una pasta nuova": cioè rinnovati continuamente in Cristo nella sincerità e nella verità; non in occasione di una festa, ma quotidianamente! "poiché la nostra pasqua, cioè Cristo, è stata immolata": oggi la pasqua è l''agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (Gv. 1,29); la pasqua non è una festa annuale, ma la persona stessa del Cristo il quale, mentre eravamo ancora privi di forza perché indeboliti dal peccato, morì per gli empi dimostrando tutta la grandezza del suo amore per noi (Rom. 5,6 ss.). A tutti l''augurio di cuore di riuscire a ritrovare questo amore grande che il Signore ha avuto per tutti, per potere imparare a gustarlo alla luce della sua Parola buona e umile, attuata con semplicità di cuore e con l''aiuto di Dio. Antonino Buta

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