Riflessioni

Signore se ne vada

Prego, Signore, se ne vada! E venuti da Gesù, videro l’indemoniato seduto e vestito e sano di mente, lui che aveva avuto la Legione, ed ebbero paura […]. Allora essi cominciarono a pregarlo che ne andasse dal loro territorio (Mc 5,15 ss.). C’è un’immagine ricorrente narrata dagli evangelisti, quella di Gesù che va all’altra sponda, all’altra riva opposta per rimanere in disparte, in un luogo deserto (Mt 14,13ss; Mc 6,31 s.) dove poter pregare senza disturbo. La sua potrebbe apparire una fuga dalla folla, che pure, in diverse circostanze, lo andava a cercare per chiedere miracoli, assistenza, cibo o per farlo re (Gv 12,12ss); quando infatti la folla cerca Gesù, in genere lo fa in modo strumentale, per soddisfare bisogni materiali, trascurando le più profonde esigenze spirituali, e Gesù lo sa bene: In verità, in verità vi dico che voi mi cercate non perché avete visto segni, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati (Gv 6,26). Andare dall’altra sponda, per Gesù, non significava assumere un atteggiamento da aristocratico o evitare di confondersi con il volgo, con i peccatori, isolandosi in una clausura (Mc 4,21ss). Era, ed è, invece un modo netto, chiaro per dissociarsi da uno stile di pensiero carnale, dagli abituali modelli comportamentali, dagli usi e costumi morali dominanti, insomma è un modo per insegnarci a essere nel mondo ma non essendo del mondo, ad essere con la folla ma non comportandosi come la folla. Quando Gesù va incontro alla gente per operare il bene fisico-materiale, morale e spirituale non sempre viene compreso e talvolta crea contrasto, quando la sua Parola pone in risalto – allora come oggi – i limiti, i difetti interiori, i peccati di ognuno di noi, molti dei quali possono esprimere seri problemi spirituali, o mettere a rischio delle convenienze a cui difficilmente vorremmo rinunciare. Si pensi al giovane ricco che non vuole rinunciare ai propri agi (Mr 10,17 ss.); si pensi ai discepoli che mal comprendono il discorso di fede proposto da Gesù (Gv 6,60 ss. vedi 6,35!). Quando invece è la folla a cercare Gesù può accadere qualcosa di paradossale, come nell’episodio dell’indemoniato di Gadara (Mt 8,28 ss.; Mc 5,1 ss.). La sua guarigione provoca una vera paura sociale dovuta al potente cambiamento determinato dall’intervento di Cristo che guarisce l’indemoniato. La gente, che si era ormai adattata all’orrenda presenza del posseduto, non comprende la portata fisica e morale della guarigione del povero indemoniato. Ed ecco che il secondo, penoso effetto è l’ingrato invito rivolto a Gesù di andarsene dal loro paese, perché è reo di aver abbattuto il branco di porci per la salvezza dell’indemoniato, è colpevole di aver azzerato un lucroso e illecito commercio lungo la linea di confine territoriale. Ma Cristo non cerca consensi, né riconoscimenti e nemmeno gratificazioni dalle folle, le quali dalla accoglienza trionfale possono passare in breve alla condanna. La psicologia della folla è incontrollabile, imprevedibile. I discepoli badino dunque a non adattarsi alla presenza orrenda del male, anzi piuttosto a combatterla. Attenzione a falsi evangeli e a prediche verosimili (Gal 1,6 ss). Invece che dividersi sull’interpretazione di un versetto, occorre eliminare l’ignoranza studiando bene le Scritture (2 Pt 3,16 s.). Invece che dedicarsi al pettegolezzo, oggi attuato anche con mezzi elettronici, occorre saper usare la parola per edificare e costruire qualcosa in chi ascolta (Gc 3,1 ss.; Ef 4,29). Occorre far posto non a invidie e antipatie, ma a emulazione e stima (1 Cor 13,1 ss.). L’insegnamento di Gesù sollecita all’operosità spirituale, nonostante l’ingratitudine che si può raccogliere in situazioni in cui l’amore di molti tende a raffreddarsi. “Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato” (Mt 24,12). © Riproduzione riservata Maurizio Santopietro, 04 - 2018

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