Riflessioni

IMITARE DIO E' IMPOSSIBILE?

1. L'esortazione del Vangelo "siate imitatori di Dio, come figli suoi amatissimi" (Efesini 5,1) sembra ad alcuni quasi utopistica, irrealizzabile, al di là della vita pratica dell'essere umano. Vedremo invece che si tratta di una richiesta del tutto coerente per il discepolo e la discepola del Cristo. Dunque la questione diviene: chi, in effetti, può imitare Dio? E ancora:è possibile dire in pratica in che cosa consista una tale imitazione? 2. L'esortazione di Paolo apostolo ad imitare Dio è fortemente radicata su tutto quanto egli, ispirato dal Cristo, ha già scritto nella sua epistola. In particolare egli ha attestato la condizione dei credenti come: adottati dal Signore (1,5); redenti nel suo sangue (1,7); resi intelligenti nel Signore (1,8); resi buoni conoscitori del "mistero" rivelato della volontà del Padre (1,9); essi hanno udito e creduto al Vangelo della salvezza (1,13); sono stati suggellati con lo Spirito Santo (1,13-14); Ecco dunque chi sono coloro che vengono messi in grado di essere realmente imitatori del Padre: nulla di inattuabile, bensì una fermo atteggiamento comportamentale pratico che imita Dio, aderendo al suo esempio in Cristo. 3. Primo aspetto di tale imitazione: l'amore che sa sacrificarsi. Gesù ha amato e "ha dato se stesso quale profumo di odore soave" (5,1-2). Il riferimento è qui alle vittime sacrificali del culto ebraico (Antico Testamento); ma Gesù offre se stesso come "agnello puro che toglie il peccato del mondo". Accogliere il sacrificio del Cristo è il primo passo effettivo e concreto verso l'imitazione del Padre. Molti comportamenti egoistici e individualistici, sleali e disonorevoli verso il prossimo, si spiegano bene considerando che taluni si dicono discepoli di Cristo, ma in pratica ne rinnegano l'esempio sublime. Frequente è pure il caso di persone che, dopo aver adottato comportamenti ignobili, vogliono riacquistare una improbabile verginità morale assumendo il ruolo di "vittime", vittime di circostanze e/o di persone. In tali casi, la condizione patologica dell'anima è tale da far dimenticare l'adozione in Cristo, ogni intelligenza spirituale e persino il sigillo dello Spirito! Chi invece riflette e considera l'amore del Cristo non oserà mai scimmiottare il ruolo di vittima, perché saprà sempre che la stessa dignità morale e spirituale della persona umana è generata dalla vittima per eccellenza che è stato Gesù. 4. Un secondo aspetto della imitazione di Dio è certo la santificazione. La troviamo sin dall'inizio della epistola indirizzata "ai santi che sono in Efeso" (1,1). La santità è elemento costitutivo, insieme a giustizia e verità, della persona "nuova", ricreata in Cristo (4,24). La santità sa dire i suoi "sì" e i suoi "no" con fermezza e serietà. Basti qualche esempio. La santità dice di no a fornicazione e avarizia (5,3). Non deve sembrare strano che tali due condizione negative siano accomunate assieme, perché l'avarizia è amore di possesso, qui e subito, senza alcuna considerazione per le conseguenze, proprio come la fornicazione. Entrambe vogliono, vogliono soltanto, senza dare alcunché. Sono l'esatto opposto dell'amore che sa sacrificarsi, che sa rendersi responsabile del bene altrui. Ecco perché altrove la fornicazione viene assimilata all'avidità (avarizia) di Esaù (Ebrei 12,14-17). La santità pratica sa dire il suo deciso e affabile "sì" al ravvedimento. "Il sole non tramonti sul vostro cruccio, e non fate posto al diavolo" (4,26). Questo è il modo in cui si riesce ad adirarsi, ma senza peccare! Ravvedendosi subito di un peccato, di un'azione cattiva, di un pensiero impuro. Ravvedendosi e confessando "oggi". Questo è il modo in cui chi desidera imitare Dio può gridare il suo "Fermati, o sole!", fermati per darmi il tempo di pentirmi oggi, prima che sia tardi. L'animo umano, non Dio, è il vero mistero. E l'animo umano è fatto (o meglio, si fa da se stesso) in maniera tale che più passano i giorni più trova scusanti ai propri comportamenti errati e peccaminosi. Poi passano i mesi, e le scusanti divengono motivazioni. Con gli anni le motivazioni si tramutano in ragioni, tanto solide all'animo stesso quanto fallaci per la lampada di Dio che scruta l'animo col Vangelo. Invece, pentimento e confessione del peccato immediati riescono davvero ad arrestare il sole in cielo. Beati coloro che li sanno attuare, e non fanno spazio all'avversario! Una persona ha offeso altri? Subito se ne ravveda e confessi il suo errore con sincerità e affetto. Cristo Gesù, la vittima per i nostri peccati, è stato offeso più di tutti noi messi assieme; egli è stato dato proprio perché nessuno potesse sentirsi offeso al punto da abbandonare la grazia nel corpo di Cristo a cuor leggero o da farsi allontanare dalla comunione in Cristo, pensando di poter essere nel giusto. Imitare Dio è dunque possibile alla persona che tenga costantemente dica a se stesso: "Ricordati chi sei!". Sei un liberto di Cristo; sei intelligente in Dio che ti rende tale sei suo figlio, sei sua figlia, fidati e affidati a Lui; sei sigillato con lo Spirito di Dio: segui dunque i suoi impulsi più nobili. chiesa di Cristo Gesù Via Fratelli Bandiera, 2-4 00040 Pomezia, Roma (RM) info@chiesadicristopomezia.it Tel.: 339 577 3986

Torna alle riflessioni